


pensieri in libertà
Salve, sono Valeria Giuffrida ho 42 anni e sono disoccupata. Vorrei rendervi partecipi del mio disagio che è comune a molte donne parlandovi di un argomento poco considerato e discusso.
Le discriminazioni subite in sede di colloqui riguardo l’età delle donne durante la ricerca di lavoro.
Da un sondaggio mondiale di kelly service, eseguito ogni 5 anni, emerge che in Italia la principale ragione delle discriminazioni è risultata l’età delle probabili lavoratrici.
Per discriminazione s’intende la condizione nella quale si limita la partecipazione di un individuo al normale svolgimento dell’attività lavorativa sulla base dell’età’ sesso, orientamento sessuale, disabilità fisica, razza, nazionalità credo religioso e degli orientamenti politici.
In Italia il 62% delle lavoratrici in cerca di occupazione si sono sentite discriminate per l’età’. Ci si sente ripetere nella maggior parte dei casi è “troppo avanzata per svolgere questa mansione”-“preferiamo una donna massimo di 30 anni, più giovane”.
Le donne tra i 45 e i 54 anni sono tra le discriminate, le più discriminate.
I settori lavorativi che cestinano a priori curriculum di aspiranti candidate, sono: la vendita al dettaglio, moda, viaggi e tempo libero, marketing, trasporti, distribuzione, e servizi di pubblica utilità.
Ci sono delle forti differenze a livello macroregionale. Solo il nord ovest d’Italia risulta essere il territorio meno discriminante per l’età delle donne. Calabria Sicilia e Sardegna si equivalgono agli ultimi posti della classifica.
Questi dati fotografano una situazione paradossale: nel momento in cui le aziende segnalano la mancanza di lavoratori con competenze frutto di un percorso formativo ma anche di un’ampia esperienza lavorativa, proprio le persone maggiormente in grado di rispondere a questa necessità hanno sempre più ostacoli a trovare un degno posto di lavoro.
La situazione è rischiosa per le aziende che non riflettono che perdono lavoratrici di talento e con un’esperienza professionale maturata in anni di attività, studi, aggiornamenti, capacità di imparare a usare i mezzi informatici. Le aziende preferiscono avere un intenso turn over e scarsa produttività e spesso rischiano di affrontare cause civili che spesso vincono.
Le donne anziane, con più di 55 anni, sole, che non riescono a produrre un reddito proprio e non ne hanno uno parentale, e come conseguenza non hanno la possibilità di costruirsi una pensione, di accedere a un mutuo, a un prestito legale, sono esposte a un estrema e imbarazzante povertà.
Se l’Italia dicono diventerà un paese di vecchi e le donne vivono di più…lascio a voi immaginare. Infatti superati i 40 anni la possibilità di trovare un nuovo impiego diminuisce e sono poche le ditte private che investono in personale con più di 40 anni, specialmente se donna.
Nell’immaginario collettivo dei datori di lavoro pensano di una donna sopra i 65 anni essere patetica, vecchia e bisognosa, in realtà le donne anziane vivono più a lungo e rimangono attive per più tempo.
-vedi Rita levi Montalcini, Margherita Hack…
Bisognerebbe scrivere una legge che dia delle agevolazioni fiscali alle aziende che assumono delle donne “over”, ultraquarantenni con ancora molto da “dare”, da “produrre” da “trasferire competenze alle più giovani”.
Che in sede di colloqui a pari titoli professionali si assuma la donna anagraficamente più anziana.
Che vengano prese ancora in considerazione seriamente quando concorrono a un posto di lavoro.
Tutto ciò nonostante i progressi compiuti grazie all’adozione di legislazioni sempre più complete ed efficaci, parzialmente positive e poco conosciute dalle donne in questione sul piano legislativo. E che spesso, se ricorrono all’uso di qualche legge rischiano minacce e licenziamenti definitivi, o, costrette alla firma di dimissioni volontarie. (per volontà dell’azienda però).
Ma l’offerta di lavori occasionali, a progetto, ex co.co.co, in nero, poco pagati non qualificati e senza prospettive non aiuta per niente la donna che si illude e resta in una sorta di limbo lavorativo, prestazioni che vengono accettate per sfinimento dalla donna pur di vivere… contribuiscono a far si che ci si ritrova a 40, 45, 50 anni qualificata e ancora in cerca di occupazione adeguata possibilmente a tempo indeterminato, cerchi il tuo lavoro quello per cui hai studiato e per cui ti senti competente.
Ma anche un altro, magari minore rispetto alla tua preparazione, l’importante che sia retribuito adeguatamente e a tempo indeterminato e -non lo trovi - e ti senti umiliata e inutile... e quindi mi chiedo e vi chiedo cosa il nascente partito democratico intende realizzare affinché anche le donne si possono “permettere” di avere più di 40 anni e possano ancora contribuire con la testa e con le mani, alla crescita economica, sociale, culturale e produttiva della nostra terra, che non sia un ostacolo, ma un assicurazione per una serena vecchiaia.
15/07/2008 | |
Lo strano caso Sicilia | |
Aldo Cazzullo* | |
In un Paese normale, se un presidente si dimette per aver favorito un mafioso, vince l'opposizione. Lo stesso vale per una città ridotta come il centrodestra ha lasciato Catania. Ma la Sicilia non è un paese normale. Così, il sodale del presidente dimissionario prende più del doppio dei voti del suo antagonista. E il centrodestra riconquista Catania con percentuali che Berlusconi giustamente definisce bulgare. | |